La frase su cui riflettere è: “Essendo venuta la sua ora”.
Gesù sa che quella sarà la sua ultima cena, poco dopo verranno, sarà tradito, lo cattureranno, lo processeranno, lo condanneranno. La sequenza della fine è lì davanti ai suoi occhi, lui la conosce, ma va avanti lo stesso. Quello è il suo destino, il compito che gli è stato affidato. Rapidamente gli eventi precipitano, il tempo incalza, e lui è consapevole che è giunta l’ora.
In tutto il Vangelo non c’è un passo più vicino e umano di questo, la sua tragica concretezza accomuna tutti gli uomini di tutti i tempi. È giunta l’ora, sì perché anche per noi verrà la nostra ora, verrà il momento tanto temuto, dove non ci sarà più tempo, che ci lascerà con la mente piena di cose da fare per l’ora dopo, il giorno dopo, la settimana dopo l’anno dopo.
Ma non ci sarà più il tempo, non sorgerà per noi il nuovo sole, che invece sorgerà nella normalità degli altri uomini. Le attività che abbiamo lasciato a mezzo, rimarranno incompiute; ciò che a fatica abbiamo guadagnato non sarà più nostro perché è l’ora.
Come, al contrario, di ciò che accade nel film “Il Marchese del Grillo” non ci sarà per noi la sospensione della condanna, la falce di sorella morte mieterà la nostra vita, come ha fatto per tutti coloro che ci hanno preceduti.
È venuta la sua ora e ci ha insegnato come affrontarla, non lasciando nessun strascico di rimpianto, così dovremmo fare noi per non avere dei ripensamenti, nostalgie, malinconie, stress per le cose che dovevamo fare e non abbiamo fatto per pigrizia o cattiveria.
È anche l’ora che coincide con la chiusa di quel cerchio che si è aperto con la nascita e che si sta concludendo proprio nello stesso punto; ed è quel punto che, come disse Karl Barth, crea la tangente con la retta infinita di Dio. È proprio l’ora…