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L’Angolo del Monaco – Domenica delle Palme

Apr 12, 2025 | L'angolo del Monaco

La frase di questa domenica è: “Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte”.

In tutta la storia personale con i propri discepoli, questo passo è quello che più fotografa il rapporto dell’uomo con Gesù. I fedeli che lo seguono, che assistono ai suoi miracoli, che vedono il suo vivere quotidiano, siamo noi entusiasti di questo messaggio e dei risultati (performance) che si possono raggiungere.

È un rapporto a tratti idilliaco (come sul monte della trasfigurazione), è una relazione d’aiuto (la tempesta sedata, la guarigione della suocera di Pietro, la resurrezione di Lazzaro ecc.), i banchetti, le feste, l’essere al seguito di quel Rabbì che ha entusiasmato le folle di Gerusalemme, le lezioni alle folle e quelle private ai suoi amici, insomma una posizione intermedia tra il grande e la massa.

È questa visione che fa dire la frase di oggi e che quindi dovrebbe inorgoglire lo stesso Maestro che sembra aver ben seminato in mezzo ai suoi amici. Ma è proprio in mezzo al gruppetto di amici, che si era scelto e con i quali aveva condiviso il suo cammino, che aveva cercato di “educare” alla sua visione di vita; ebbene proprio tra di loro c’è il traditore che lo ha venduto per trenta denari e colui che aveva scelto come suo successore per guidare i suoi fedeli, che gli faceva una dichiarazione così entusiasta, ma che lui sapeva bene che  da lì a poco per ben tre volte avrebbe negato persino di conoscerlo, altro che andare in prigione, altro che salire insieme gli scalini del patibolo.

Noi siamo Pietro, non mi stancherò mai di ripeterlo, abbiamo tutte le migliori intenzioni, ma quando giunge l’occasione dichiariamo addirittura di non conoscere quell’uomo. Celiando sul passo: chissà che concerto di galli ci sarebbero tutti i giorni tra i cristiani che dicono di amare il Signore.

Però le parole di Gesù sono cariche di drammaticità, ma senza lacuna ombra di rivalsa o di vendetta per ciò che l’amico stava per compiere. I notiziari sono pieni di amici che tradiscono i propri amici ed allora perché stupirci?

Il perché sta nella frase stessa che si percepisce intrisa di malinconia e di misericordia. Non ci sono i toni alti delle dichiarazioni isteriche e pompose dei leaders del mondo. Sembra di ascoltare la voce di un nonno, la bonomia di chi sa già per esperienza di come andrà a finire e pur tuttavia c’è tanto amore, tanta benevolenza, oserei dire benedizione.

Quel “prima che il gallo canti” è la descrizione eterna del tempo del perdono.

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