La parola di questa domenica è: “fidarsi”.
L’episodio del Vangelo di oggi ci racconta di gioie, paure, conferme, ritrovamenti, assenze, presenze, ma soprattutto di quel sottilissimo filo che intreccia ogni opera sociale e umana: la fiducia, cioè il fidarsi di ciò che uno dice, di ciò che uno fa, di ciò che uno ci promette.
L’incredulità di Tommaso è la constatazione propria dell’uomo di tutte le epoche, ma ancor di più della nostra, che non si fida di nessuno se non del suo pensiero e che quindi è avvolto dal sospetto di ciò che lo circonda. Oggi abbiamo perso questo particolare senso di giudizio, che è il fidarsi dopo aver osservato chi ci sta davanti.
A ben guardare le cronache, esse sono piene di fatti delittuosi, di furti, di truffe che hanno come base il fidarsi, o meglio il fidarsi umano, che è il frutto di analisi poco serie e di un modo di vivere che ha come principio il raggirare l’ingenuità altrui.
La velocità del mondo ha influenzato enormemente la creazione di relazioni sociali, senza dare, a queste, il tempo di ponderare se il bene della fiducia possa essere condiviso con l’altro.
Si passa così da entrambi gli antipodi: dal fidarsi ciecamente di tutti al non fidarsi di nessuno. Come più volte sottolineato, questa logica porta a far coincidere i due concetti nel modo in cui il cerchio si chiude.
Tommaso non si fida di nessuno: non si è fidato delle parole che Gesù aveva detto quando era ancora in vita; non si fida della notizia dei suoi amici quando gli dicono di aver ricevuto la visita del Maestro.
Poi, però, si fida quando fa esperienza diretta della sua presenza. A questo punto Gesù lo rimprovera, mettendo a confronto il suo non fidarsi pur contemporaneo con la fiducia dei posteri che non potranno mai farne esperienza.
Egli esalta i posteri nel momento in cui pongono il loro fidarsi sulle parole e sulle testimonianze trasmesse di generazione in generazione. Perché allora è importante riflettere sulla fiducia? Perché nella fiducia a scatola chiusa vi è quell’abbandono totale, simile a quello che il bambino ha nei confronti della propria madre, è quell’essere certo di essere amato anche se non è presente; e anche di poter amare con la stessa concretezza.
Cerchiamo allora di abitare nelle piaghe del Signore, perché lì dentro ci sono le miserie del mondo che aspettano degli autentici testimoni della Parola per volersi nutrire di quella Speranza che salva.
I miracoli avvengono tutti i giorni nella nostra vita, siamo in presenza di quella potenza salvifica che traccia le linee del nostro agire in favore del prossimo, affinché si compia la profezia che Gesù disse: “Non ho perso nessuno di quelli che mi hai dato” perché quelli si sono fatti prossimo di coloro che erano in pericolo e li hanno salvati attraverso l’amore che ho dato a loro.