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L’Angolo del Monaco – Domenica III di Pasqua

Mag 3, 2025 | L'angolo del Monaco

La parola centrale di questa domenica è: “si manifesta”.

Gesù non appare, ma si manifesta. Anche se nella volgata si parla sempre di apparizioni, è bene usare il termine corretto. Infatti ‘apparire’ significa: presentarsi allo sguardo dal nulla; vien spesso usato per indicare una visione propria di un sogno o soprannaturale; essere evidente; in altri casi significa sembrare, là dove si vuol far notare la contrapposizione tra ciò che sembra e ciò che davvero è.

Perciò, per Gesù non si può parlare di apparizione perché significherebbe che si fa vedere come un qualcosa di estraneo, altro dalle esperienze quotidiane che i suoi amici hanno avuto con lui.

Dimostrerebbe che ciò che è stato, non è più e che, quindi, la effettiva cesura della morte ha spezzato quel continuum che è stato voluto per proseguire anche dopo l’esperienza del Calvario.

Mentre, invece, con il verbo ‘manifestare’: dà significazione, rende noto con segni diretti, assicura la propria partecipazione alle manifestazioni, fornisce elementi necessari alla propria identificazione, rende noto ciò che si ha nella mente o nell’animo.

Perciò è ben diverso il significato della parola manifestazione. Pensiamo ai manifesti che tappezzano i muri delle vie, che indicano prodotti, eventi o persone.

Gesù volle manifestarsi con una serie di gesti e segni che potessero confermare, a quelle menti semplici, che era proprio lui e non qualcun altro. Volle altresì partecipare a quei gesti quotidiani che erano comuni con i suoi discepoli quando era nella fase prima; egli è tutto teso a rassicurare i suoi richiamando ogni possibile prova che potesse aiutarli a comprendere, non tanto la visione (quindi apparizione/ allucinazione collettiva) quanto la reale presenza dell’amico appena scomparso, che tutti avevano visto morire in croce ed essere chiuso in un sepolcro.

Questa fase della storia cristiana è il momento più critico (giustamente fondamentale secondo San Paolo) per legare assieme le due esperienze di vita del prima e del dopo.

Quando si vuole bene ad una persona, soprattutto nel periodo immediatamente dopo la sua morte, basta poco per richiamare ricordi e, come detto, anche in alcuni casi allucinazioni (la si vede nei volti di qualche passante che abbia un oggetto o un tratto che le era appartenuto) perché la nostra mente rifiuta a priori la morte e cerca di esorcizzarla con qualsiasi mezzo.

Ecco, da qui le difficoltà di comunicare agli altri che ciò che invece si è visto è proprio quello che c’era prima. Inoltre con queste manifestazioni Gesù chiude il cerchio iniziatosi con l’epifania (la manifestazione della sua venuta al mondo).

Sono due manifestazioni che segnano l’inizio e la fine della sua esperienza terrena. È appena necessario ricordare l’episodio del ricco epulone e del povero Lazzaro per sottolineare l’eccezionalità di questa manifestazione che era ritenuta impossibile in quanto tra i due mondi dell’aldilà non c’è possibilità di passaggio.

E ancora oggi è il grande dubbio esistenziale con il quale ogni uomo deve fare i conti. Ma Gesù è morto e risorto proprio per questo: darci la certezza che dopo la morte c’è un’altra vita.

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