La frase su cui riflettere è: “Osservò i teli, e il sudario”.

Ecco sono i resti, i pezzi umani, gli unici, che si potevano trovare di quello che era stato Gesù. Tutto il resto (il corpo di carne) non ci poteva certo essere. Portato via e nascosto da un’altra parte (da alcuni suoi discepoli) per confermare di essere realmente il figlio di Dio e quindi risorto? Oppure scomparso, salito a quel cielo dal quale era disceso?

Queste le due versioni: quella dei laici/atei, nemici della resurrezione e quella degli amici, i compagni di una vita, testimoni autentici della parola del Rabbì: quale delle due quella giusta?

Con certezza lo sapremo solo quando verrà la nostra ora e allora scopriremo se c’è qualcosa al di là. Per adesso, abbiamo la fede quel moto del nostro spirito vitale che crede fermamente che Dio sia al di là di questa vita effimera, in attesa di accoglierci con le braccia aperte per farci gustare la gioia piena.

È la Pasqua del Signore, ma è anche la nostra Pasqua, il nostro passaggio da questo tempo finito all’infinito presente, all’uscita dal tempo e dallo spazio per contemplare l’incomprensibile