La frase di questa domenica è: “Neanche io ti condanno”.
In questo passo del Vangelo vi è forse la più alta, la più completa forma di misericordia che descrive il mondo reale, umano, terrestre posto a confronto con quello spirituale, divino, celeste. È anche la cronaca di un episodio come quelli che accadono ai giorni nostri.
Oggi ci sono troppi fatti che hanno invece, un finale tragico, appunto, secondo la legge. Vi richiamo alla mente le parole che Giordano Bruno disse ai giudici ecclesiastici prima di essere arso vivo a Campo dei Fiori a Roma: “Forse tremate più voi nel pronunciare contro di me questa sentenza che io nell’ascoltarla”. Così come in un passo del discorso che fece, sempre ai giudici puritani statunitensi, Bartolomeo Vanzetti: “…non soltanto ho combattuto tutta la vita per eliminare i delitti, i crimini che la legge ufficiale e la morale ufficiale condannano, ma anche il delitto che la morale ufficiale e la legge ufficiale ammettono e santificano: lo sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo. E se c’è una ragione per cui io sono qui imputato, se c’è una ragione per cui potete condannarmi in pochi minuti, ebbene, la ragione è questa e nessun’altra.” Due uomini che hanno combattuto le leggi o modi di pensare ingiusti, dettati solo dal perbenismo di uomini che usano la legge per nascondere la loro vera natura oppressiva.
Qui si tratta di un’adultera che è stata colta in flagrante peccato, ma nella piazza pronta per essere lapidata dagli uomini c’è solo lei (nell’adulterio si pecca in due!!). Ecco come la malafede usa la legge, anche quella divina, per opprimere ed umiliare i propri nemici.
Qui i farisei siamo noi, che tentiamo continuamente Gesù per poter giustificare i nostri comportamenti. La formula usata è il sofisma, attraverso la cui citazione lapidaria di una norma della legge, sulla quale Mosè aveva rifondato la società israelitica, che punisce l’atto disgregante la monoliticità dell’unione familiare, diviene il giudizio di condanna e la pietra di punizione.
Norma, come abbiamo già sottolineato, è ingiusta perché colpiva l’elemento debole, depotenziato, sacrificabile della coppia. La società degli uomini deteneva il potere assoluto sulle “femmine”.
E qui è fondamentale il gesto di Gesù che, mentre lo interrogano, sembra essere assorto nello scrivere qualcosa sulla sabbia. Forse stava ricopiando quella norma assurda sulla sabbia/polvere (così che un colpo di vento o un’onda potesse cancellarla) per scrivere invece una nuova corretta nel cuore degli astanti e della donna.
In questa lezione Gesù è il Maestro che insegna senza prevaricare nessuno, senza umiliare nessuno, senza accusare nessuno, così che ciascuno potesse fare propria, secondo la personale sensibilità, quella situazione e trarre da essa l’insegnamento necessario.
Le mani armate di sassi pronti per essere scagliati, sono i nostri desideri smodati, pronti per essere soddisfatti anche a scapito di dignità diverse, deboli, indifese. La donna adultera è vittima sei volte di quella situazione: la prima rispetto alla violenza del maschio; la seconda rispetto alla durezza della norma; la terza rispetto all’ingiustizia che la norma stessa sanciva rispetto alla corresponsabilità; la quarta rispetto a quel perbenismo ( che c’è ancora oggi quasi intatto) per cui il moto di accusare qualcuno è un’operazione catartica e terapeutica insieme; la quinta rispetto alla società che favorisce le differenze sociali mettendo nelle condizioni i deboli di cercare un escamotage per sopravvivere; la sesta è di ordine psicologico, chissà chi dei due ha scambiato amore per disperazione?
Là dove manca l’amore sono molteplici le sue forme di surrogato. Infine il confronto sull’esame di coscienza di ognuno dei partecipanti, dove finalmente vince la ragionevolezza (negli uomini), la misericordia richiesta e data (in Gesù e nella donna).
In conclusione, se il bene sommo (che per definizione è antagonista del male) non considera male come motivo di condanna, ma lo ingloba in se stesso perché esercita la misericordia, allora lì siamo di fronte all’intimità di Dio che è Padre, Amore, Donazione di Sé.