La frase di questa domenica è: “ Il mio regno non è di questo mondo”.
Nell’ultima domenica dell’Anno Liturgico, si celebra la festa di Cristo Re. Detto così sembra un linguaggio vetusto e anacronistico, però è ancora funzionale se lo leggiamo con una chiave di lettura psico-sociale. Analizziamo i diversi significati.
Quando Gesù parla di “mio” vuol dire che ciò che propone è certo, perché gli appartiene, fa parte di se stesso; come sua, è anche la conoscenza approfondita delle caratteristiche e delle modalità delle proposte che espone ai suoi discepoli.
Non promette qualcosa di irrealizzabile, ma qualcosa di cui già oggi, qui, possiamo fare esperienza. Suo è il “Regno”, cioè un territorio, un insieme di persone e di cose che costituiscono il suo mondo, la sua casa, i suoi affetti e valori. Tuttavia specifica con forza, e qui nasce la prima contrapposizione, che questo suo Regno non può essere coniugato con i parametri che si usano per definire le cose, le istituzioni della nostra entità giuridica e politico-sociale.
Quindi chiunque volesse far riferimento a quel Regno si troverebbe spiazzato, perché esso non può essere misurato con le coordinate che conosciamo: per cercare di definirlo, capirlo, comprenderlo.
Infatti subito dopo sostiene che, se fosse comprensibile da mente umana, i suoi soldati avrebbero combattuto affinchè il loro re non fosse catturato dai nemici. Ma il Regno che è venuto a testimoniare è esattamente all’opposto di ciò. È un regno fatto di pace, di carità, di debolezza che vince ogni violenza aggressiva.
Comunque anche a noi, se ci venisse proposto un tale regno avremmo difficoltà (come effettivamente accade) , visto come uno reagisce alle violenze dell’altro, ad accettare di far parte di un tale regno perdente, perché, nonostante tutto siamo ancora figli della legge del ‘taglione’.
Le nuove/vecchie guerre, dall’Ucraina al conflitto israelo/palestinese, all’Iran, a mille conflitti dimenticati dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina, seguono ancora la legge dell’occhio per occhio dente per dente. Il nostro mondo è pieno di contraddizioni che fanno a pugni tra intenzioni e realtà, tra buoni propositi e gesti di reale solidarietà.
A partire dai lussi sfrenati dei manager delle multinazionali o dei ricchi magnati, in confronto con le periferie del mondo, dove il niente diventa essenziale alla sopravvivenza di milioni di persone e il tutto non è mai abbastanza per le poche migliaia di ‘Paperoni’.
Un esempio paradossale è quello dei fondi per le missioni spaziali, dove si spendono miliardi per cercare l’acqua su Marte e non ci sono pochi euro per fare un pozzo in un villaggio africano o comprare un antibiotico in una favela. Così come si costruiscono sempre più aerei da combattimento per uccidere più persone invece di ospedali, mense e scuole per salvare le persone.
Il Regno di Gesù è veramente di un altro mondo perché in esso queste brutture non ci possono essere, visto che il possesso, il denaro, le ricchezze e il prestigio sono sconosciuti come mezzi di distinzione. Io sono re, per dare testimonianza alla verità. Ogni regno di questo mondo è stato fondato ed è vissuto sulla falsità al fine di tenere sottomessi i propri sudditi. Così come oggi, ciò che si chiama democrazia è una forma mascherata di potere per continuare a sottomettere le masse. Così come lo stesso progresso è un regno di sottomissione.
Solo la carità e la misericordia possono aprire le porte del Regno di Gesù.