La frase di questa domenica è: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”.
Questa frase la si può suddividere in due o in cinque parti. Vediamo la prima bipartizione. In essa si evidenzia l’invito ad amare il Signore che è definito Dio, quindi entità onnipotente e altra dall’uomo. È un comando che impegna il futuro individuo in un’azione definitiva.
La seconda parte della frase definisce la natura dell’uomo con i suoi punti di forza. Infatti per definire l’uomo si parla di due tipi di volontà: di forza e di cuore. È l’uomo nella sua materialità e corporeità che deve impegnarsi ad obbedire. Nell’analisi più specifica, quella che comprende i cinque elementi abbiamo: A) Dio: che è l’oggetto e che è imposto da un soggetto esterno (Gesù) e che è legato al futuro del verbo amare come linea continua in una azione quotidiana costante per tutti i giorni della vita dell’uomo. B) Il cuore: la sede dell’affettività per antonomasia, il cuore che ha delle ragioni che la ragione non ha (Pascal) e che quindi può amare con una certa consapevolezza che va ben al di là del proprio egoismo (pensiamo al cuore di una mamma). Questo cuore però (come del resto il seguito) deve essere tutto per Dio e non ci devono essere spazi per altri ‘concorrenti’. C) L’anima: quella parte insondabile di ognuno, nella quale sono contenute tutte le verità, tutte le esperienze, tutti i volti che una persona ha conosciuto. L’anima/cuore (come disse Ungaretti) “è il paese più straziato” dalle guerre che continuo a sostenere. D) La mente: la sede del pensiero, il luogo più oscuro dove tutto nasce, tutto si elabora, tutto si decide, dove infine tutto giunge alla sua conclusione. È l’anima/mente la sede di quegli eroici furori (Giordano Bruno) che fanno sì che l’uomo diventi sempre più uomo e possa ergersi con il proprio sentire fino alle soglie di Dio che accoglie colui che tutto ha fatto per giungervi con i suoi affanni. E) La forza, con quella volontà che si contrappone nell’eterna lotta tra il bene e il male a favore di un bene che vede come giusto e gradevole, ma che deve vincere le seduzioni del suo alter ego determinato dai desideri mondani. Essi sono stati creati dallo stesso Dio affinché l’uomo potesse sopravvivere in un mondo difficile e crudele, ma che (all’interno della libertà concessa) invece segue come falena attirata da una luce diversa da quella divina.
Ecco le quattro armi dell’uomo che combattono per superare ogni resistenza. Infatti per fare il bene ci vuole il cuore, predisposizione, pensieri e forza così da mettere in atto una serie di azioni che, come stampelle, ci aiutino ad andare lungo le strade della pace.
Però non dobbiamo dimenticare la seconda parte del comandamento di Gesù che pone il prossimo sullo stesso piano di se stessi. Ecco i quattro cavalieri dell’apocalisse personale giungono in aiuto all’uomo là dove la volontà vuole seguire Dio, oppure si pongono come antagonisti a quel Dio che negano per conquistare l’uomo alle cose del mondo.
Ubbidire o fare di testa propria; pensare che c’è un Dio al quale devo rispondere o negarlo e seguire i desideri del mondo. Gesù ci indica che il comandamento è l’unico mezzo per la propria salvezza eterna