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L’Angolo del Monaco – Dom. XXIX del Tempo Ordinario

Ott 19, 2024 | L'angolo del Monaco

La frase di questa domenica è: “Concedici di sedere uno a destra e uno a sinistra”.

La richiesta dei due figli di Zebedeo descrive una situazione completamente umana all’interno del gruppo degli Apostoli, così come la conseguente reazione degli altri Dieci quando sono venuti a conoscenza del tentativo di occupare i posti privilegiati.

Questi episodi costituiscono le lezioni di pedagogia spicciola che, nel Vangelo, sono disseminati un po’ dovunque, per farci capire che gli Apostoli non erano esenti dai difetti, dalle debolezze, dai peccati che fanno parte della nostra quotidianità.

La lotta di potere all’interno di quel piccolo gruppo ci racconta anche molto altro. Gesù aveva già annunciato il primato di Pietro all’interno di quella comunità in nuce che sarebbe poi stata la Chiesa. Tuttavia il tentativo dei due fratelli viene fatto ugualmente, come del resto ogni giorno leggiamo sui giornali di tentativi di primeggiare, di usurpare, di scavalcare chi sta davanti.

Se non si riesce con le buone, esistono poi sempre la corruzione, la concussione, il pagamento di tangenti, fino ad arrivare all’intimidazione o al ricorso ad organizzazioni malavitose che sono nate per fare concorrenza alle istituzioni statali.

Povero Maestro incompreso, la sua delusione però non traspare se non tra le righe di una promessa fatta non di beni, ma di sofferenza. Anche in questo episodio Gesù si sente tradito, come si sentì tradito da Pietro la notte del Giovedì Santo o ancor prima da Giuda.

Sì perché in noi vive sempre un ‘Giuda’, o se va bene un ‘Pietro’, che è pronto a vendersi, a negare, a tradire, pur di non dover soffrire o di vendicare torti subiti o per debolezza farsi irretire da menti più sottili che vogliono raggiungere un fine preciso.

In nome dell’ambizione quante vittime siamo disposti a sacrificare sull’altare del nostro egoismo? Quante persone siamo disposti a scavalcare pur di pavoneggiarci per il potere raggiunto? L’uomo è ben misera cosa, è veramente sul gradino più basso del creato perché non si rende conto che tutto ciò che fa per raggiungere i suoi obiettivi, è un affannarsi invano.

Come scriveva Totò nella sua celebre poesia “A livella” c’è poi la morte che mette vicini uno all’altro il misero e il ricco, il potente e il servo. Cercare di essere servi ci permette di avere una visione più ampia della vita e meno dolorosa, quando poi volgendoci indietro guardiamo una lunga teoria di rimpianti, di immani sacrifici per ottenere una manciata di polvere.

Chiediamo, nella preghiera, di essere portatori di pace e di uguaglianza, di umiltà e di tolleranza, perché chi sta con noi possa sentirsi bene, possa comprendere il mondo di pace che vogliamo costruire.

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