La frase di questa domenica è: “O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Siloe credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?”
Essa ci mette di fronte alla storicizzazione degli eventi che accadono, alla loro relativizzazione rispetto alla casualità dei fatti che si susseguono nel tempo. L’evangelista riporta un fatto di cronaca come ne accadono tantissimi anche oggi. Da qualche parte si sentono alzare critiche alla pretesa malevolenza di Dio, per cui, chi fa peccato viene punito; come accadeva nella religione greco/romana quando Giove si arrabbiava con gli uomini, la collera del dio che incenerisce l’uomo peccatore.
Nell’incidente, in cui morirono diciotto persone, schiacciate dal crollo della torre di Siloe, ci fu chi volle vedere in quelle morti un giusto castigo.
Più tardi nel Medioevo, si inventarono anche una serie di prove chiamate “Giudizi di Dio” o anche ordalia.”L’ordalia è per la mentalità primitiva, per la quale il diritto è tuttora fuso con la religione, il giudizio per eccellenza, nel quale la divinità stessa, invocata o direttamente dall’imputato o dal sacerdote per lui, emette la sua sentenza attraverso una prova che, se riesce favorevole all’incolpato, manifesta la sua innocenza, se invece riesce sfavorevole, afferma inappellabilmente la sua reità.
Nell’ordalia dunque l’elemento sacrale (sia mistico-magico come presso le popolazioni primitive, sia divino come nei giudizî di Dio del Medioevo) sta in primo piano: esso funziona come agente distruttore se l’imputato è colpevole, mentre ne esalta l’innocenza e la forza, s’egli può sostenere la prova senza danno.”
Ciò è molto interessante perché, se scomponiamo in due parti il fatto narrato, otteniamo due modi speculari con i quali le persone vedono Dio come nemico. Anche San Paolo nella sua lettera agli abitanti di Efeso, cita la predestinazione come benevolenza di Dio, idea ripresa poi da Calvino e tuttora alla base di una intera società legata al capitalismo.
Se sei nel disegno, Dio ti agevola ben al di là delle tue capacità, se sei peccatore egli trova diversi modi di punirti, ultimo la morte: essere cioè nel momento sbagliato, nel posto sbagliato.
La seconda parte invece ci parla di destino, di casualità, perché tutti sono peccatori, ma non è il peccato la causa della punizione derivata dall’incidente, appunto, la natura umana che è soggetta all’imponderabilità del caso. Tutti, perciò, essendo peccatori, possiamo in ogni momento cadere sotto i colpi della sfortuna, perciò è necessario convertirsi, ritornare sulla retta via affinché gli strali della sorte avversa, (caratteristici della nostra natura) quando dovessero capitare ci troverebbero però in grazia di Dio e quindi per noi si aprirebbero le porte del paradiso e non quelle della dannazione eterna.
Nello stesso brano, per cercare di spiegare meglio il concetto, Gesù usa la parabola del fico infruttuoso e dell’intenzione del padrone di tagliarlo per fare posto ad un albero che avesse dato buoni frutti. L’intervento del vignaiolo si frappone tra l’albero e il padrone e si fa garante di renderlo fruttifero dopo averlo accudito maggiormente.
Quel vignaiolo è Gesù stesso che è venuto per curare noi, alberi infruttuosi, che rischiamo di essere tagliati se non cambiamo natura, se non ci adoperiamo per rendere significativa la nostra vita. Dare frutti per gli altri è la massima aspirazione di ogni albero da frutto, perché esso è nato per questo motivo.
Dare agli altri è ciò che è nel nostro animo, affinché tali doni possano essere di aiuto, ristoro, sicurezza, rifugio, per coloro che passano vicino a noi e colgono i nostri frutti (che devono essere anche gratuiti!!).
Dio ha dato a ciascuno di noi uno o più carismi, è nostro compito individuarli, accettarli, esserne consapevoli, indirizzarli verso il bene che gli altri ne possono ottenere. Questa è la gloria di Dio, questo è il comandamento di amare il prossimo come noi stessi. La torre di Siloe prima o poi cadrà anche su di noi, ma se avremo lavorato per convertirci ed essere dispensatori divini di bene, il crollo non ci farà morire in eterno, ma sarà la porta verso la gioia piena.