La frase di questa domenica è: “E’ bello stare qui, facciamo tre capanne…”.
Sul monte della trasfigurazione si compie un’altra tentazione che si può aggiungere a quelle che abbiamo udito la scorsa domenica. Anch’essa è alquanto subdola e comune alla nostra vita.
A dar voce a ciò è l’ingenuità di Pietro che esprime l’ignoranza di tutti noi. Egli, umile pescatore, si trova ad essere testimone di un evento straordinario, un’anteprima di quel mondo per il quale darà la vita.
La visione di Gesù, trasfigurato, insieme ad altri due personaggi emblematici e facilmente riconoscibili nella storia ebraica, Mosè ed Elia, lo proietta in uno stato di benessere che non aveva mai provato prima. Perciò gli sorge spontaneo il desiderio di avanzare una proposta al suo Maestro: fare delle capanne per rimanere sempre lì all’interno di quella situazione di benessere.
Perché è una tentazione? Oggi gli psicologi definiscono tale situazione con il termine “comfort zone”, cioè quella zona confortevole nella quale il soggetto ci sta così bene che non ne vuole più uscire, dove vive in serenità, senza tensioni e conflitti.
Ma non è questa la missione di Gesù. Se fosse stata questa, non si sarebbe certo scomodato a nascere su questa terra e a patire le pene umane. Anzi lui sa che finora ha patito ben poco, il suo compito è addirittura quello di immolare la propria vita per questa specie di animali che sono gli uomini. Egli, novello Isacco, è pronto a distendersi sull’altare del sacrificio per essere immolato, e questa volta non ci sarà un angelo che fermerà il coltello, né un capro disposto a prendere il suo posto. Questa volta tocca proprio a lui.
La proposta di Pietro pertanto si colloca al di fuori del disegno che Dio ha progettato per lui, quasi una blasfemia. È perciò il quieto vivere, quando tutto diventa melenso e pacifico fino a rappresentare quella situazione di torpore, che conduce all’incoscienza, prerogativa del male.
Estraniarsi dai mali del mondo non è la missione evangelica del cristiano, ma, anzi, è il suo continuo andare alla ricerca dei luoghi critici, dove portare quel lieto annuncio al fine di dare speranza ai peccatori, agli abbandonati, a coloro che si sentono emarginati, che abita l’attualizzazione dell’Amore per l’altro.
Nella trasfigurazione il cristiano ritrova la sua intima natura, il suo vero agire nel mondo, perché non è più lui che agisce, ma lo Spirito che è in lui.