La frase di questa domenica è: “Lo Spirito del Signore è sopra di me”.
La dichiarazione che Gesù pronuncia nella sinagoga di Nazareth è insieme una constatazione, una dichiarazione, una benedizione.
È una constatazione: derivata dal passo che lui ha scelto dal rotolo del profeta Isaia, dove la lettura è anche la sua parola indipendentemente da ciò che c’è scritto.
È una dichiarazione: un proclama in cui i valori, i principi, gli ideali diventano elementi costitutivi delle azioni che lui stava compiendo lungo le strade della Palestina. Egli si definisce il consacrato, il messaggero che porta il lieto annuncio, cioè il propagatore del Vangelo che consiste: nella liberazione dei prigionieri, nella restituzione della vista ai ciechi, nel liberare gli oppressi, nell’annunciare l’anno di grazia del Signore. Un testimone che si fa carico dei cambiamenti epocali nella società.
È una benedizione perché questo qualcuno vuole dire bene di qualcun altro, è come se potesse far discendere un’aura luminosa su quella persona affinché sia immune dai pericoli, sia riconosciuta da tutti come degna e speciale.
In ultima analisi possiamo ben comprendere come tale titolo preferenziale non sia solo una semplice vanteria auto celebrativa, ma la consapevolezza che ciò è vero, perché altrimenti non avrebbe potuto compiere tutte quelle azioni miracolose che hanno costellato la sua vita pubblica.
Possiamo vederlo anche come un manifesto che annuncia, a chi lo legge, che quell’uomo è il figlio di Dio e che la sua missione è: salvarci da noi stessi, liberarci dai nostri peccati, farci testimoni attivi come annunciatori della Buona Novella, diffusori di quello stesso Spirito che informa di sé coloro che sono disposti ad accettarne le condizioni.
Allora ciascuno di noi può ben dire che lo Spirito è sopra di lui ogniqualvolta le sue azioni sono informate dallo stesso Spirito. In tutte quelle occasioni dove non è il proprio egoismo personale ed interessato che muove il nostro agire, ma una forza disinteressata, quasi estranea a noi, che ci fa agire al di là dei nostri calcoli o delle nostre convenienze.
Il fare qualcosa per l’altro, spendere il proprio tempo senza sperare di avere un contraccambio, un pagamento, è questo il soffio dello Spirito che si muove nel nostro mondo. È facile poterlo individuare, basta che osserviamo attentamente le persone che ci circondano e cogliamo la motivazione per cui fanno le azioni che fanno. Quando vediamo che un’azione non ha il suo ritorno, forse allora, ma solo allora possiamo dire che lo Spirito sta agendo per mezzo suo.