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L’Angolo del Monaco – Domenica II di Natale

Gen 4, 2025 | L'angolo del Monaco

La frase di questa domenica è: “Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo”.

La frase ha un che di contraddizione, all’apparenza. Infatti nella cultura ebraica la Legge è la Torah, contenuta nei cinque libri trasmessi, secondo la tradizione, da Dio al popolo di Israele tramite il profeta Mosè. Questo testo è conosciuto come la Bibbia ebraica, o Pentateuco, definito dal mondo cristiano come Antico Testamento. Mentre il Talmud sono invece le leggi orali, cioè la compilazione delle, interpretazioni rabbiniche della Torah.

Ma è interessante anche la conoscenza della Midrash “che contiene il metodo di esegesi biblica seguito dalla tradizione ebraica, in quanto la sfera semantica di questa radice verbale ruota intorno ai concetti di ricerca, indagine, richiesta, cura e attento studio nei confronti di una realtà che, in qualche modo chiede di essere esaminata” (M. Perani).

Detto ciò si capisce subito l’importanza che la legge ebbe e ha per il popolo ebraico, tanto che la sua involuzione sulla legge stessa non ha permesso di aprirsi all’ammodernamento del proprio modo di vedere, soprattutto, i cambiamenti della società. La rigidità e il conservatorismo dell’èlite ebraica fa della religione un baluardo insuperabile, ma ancorato al suo passato.

Questo Gesù l’aveva già capito al suo tempo ed è famosa la sua frase: “Non crediate che io sia venuto ad abolire la legge o i profeti, non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento”. Fin qui siamo in sintonia con la prima parte della frase. I rabbini ebrei sono famosi per discutere fino all’esaurimento su una sola parola, su ogni singolo significato. Non si accontentano mai di ciò che uno dice, c’è sempre qualcun altro che è pronto a dire sempre qualcosa di più o di diverso. È una comunità che ha fatto della discussione, circonvoluta, il proprio modo di essere in pace con se stessi e con Dio (poi però nella vita di tutti i giorni vediamo che qualcosa cambia).

A noi interessa la seconda parte della frase, là dove si dice che Gesù è venuto a dare compimento, a completare la Legge, fredda ed arzigogolata, astrusa nelle sue circonvoluzioni, Egli è venuto ad aggiungervi la grazia e la verità, l’amore e l’umiltà.

Infatti per grazia non si intende un fattore estetico, ma la gratuità, cioè il donare senza contraccambio, e quindi ad introdurre la legge del perdono, la mentalità della misericordia, cioè la elasticità mentale; la gratuità come dono che si fa presente perché non si arrocca nelle codificazioni del passato e non si sbilancia in un futuro incerto.

Soprattutto Egli ci dona la verità che è esattamente l’opposto a quella miriade di argomentazioni alle quali si attaccano i rabbini, perché Gesù è la Via, la Verità e la Vita e come vita vera egli diventa l’unico riferimento ad ogni discussione che si voglia instaurare; nello stesso tempo trova in lui le conclusioni o la soluzione di ogni dubbio, passando sopra a tutte quelle sterili diatribe che gli studiosi tanto amano.

La massima di Gesù è proprio questa, dare compimento alla legge con il suo esempio e con tutta la sua vita. Questo compimento, voleva dire che, se la legge punisce con la lapidazione l’adultera, come giusta punizione di un’azione che non deve essere fatta, l’umanità misericordiosa di Gesù sorpassa la norma e guarda il cuore, scorgendo dentro di esso tutte le fragilità, le miserie, l’ignoranza di cui i nostri cuori sono fatti.

Ecco perché io credo fermamente in Gesù Cristo, figlio di Dio, perché lui, vedendo la mia miseria e riconoscendo i miei peccati, ne vede anche l’origine e sa che se fossi stato libero dall’oscurantismo delle passioni, dall’ignoranza, dalla violenza delle passioni, dall’egoismo prettamente umano, non avrei commesso i peccati che ho fatto e in virtù di ciò Egli è disposto a perdonarmi nel momento in cui la mia sapienza (altro dono di Dio) mi fa capire dove è stato il mio errore  e quale sia stato il comportamento insensato che ho agito. Vedo il bene che voglio, ma faccio il male che non voglio (Rm 7,18-25) ma anche il Salmo 118: Insegnami Signore i tuoi precetti.

Una mediatrice privilegiata è sua Madre, che è riuscita a tradurre in sé le alte pretese di Dio con la fragilità umana e che con voce sommessa parla a suo figlio in favore nostro.

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