La frase di questa domenica è. “Che cosa dobbiamo fare?”
Nella domenica dell’imperativo che ci sprona ad essere gioiosi, vi è però al centro una domanda potente portatrice di angoscia e di speranza insieme. Quando uno chiede che cosa deve fare, è perché non trova in sé risposte soddisfacenti, non sa che pesci pigliare; così chiede a tutti coloro che lo circondano possono fornirgli la risposta alla sua domanda esistenziale.
Oggi, però, quando formuliamo tale richiesta, il più delle volte, non vogliamo tanto trovare la soluzione, quanto che ci dicano come soddisfare i nostri desideri, realizzare il nostro punto di vista, così la richiesta diventa capziosa. Sì perché vogliamo sentirci dire ciò, che in noi, è già stato deciso o ci piace; magari, invece, la soluzione più corretta e funzionale è qualcosa che ci dà fastidio o va contro i nostri interessi.
Infatti risposte diverse ci fanno storcere il naso con la conseguenza di lasciar cadere nel vuoto tali risposte e allontanarci da coloro che ce le hanno fornite (visti come nemici o antagonisti). È il mondo autocentrico nel quale vogliamo vivere, là dove ci siamo solo noi al centro e tutti gli altri sono i nostri satelliti, buoni solo all’occorrenza.
La domanda evangelica, invece, è un programma di vita, così come le risposte che Giovanni il Battista fornisce ai suoi interlocutori. Dare ciò che si ha agli altri, non esigere di più di quanto è richiesto, accontentarsi di ciò che si ha.
Peccato che, però, quelle prevaricazioni siano i pilastri sui quali si poggia oggi la società borghese occidentale, dove il tutto e subito, anche a scapito di qualche azione non corretta o addirittura illegale è ciò che invece uno è disposto ad accettare.
Non solo nelle alte sfere capita ciò, ma anche tra i piccoli, il popolo minuto, che cerca di arrangiarsi in ogni frangente, cavalcando i propri alibi per poter sopportare i propri difetti, o vite squallide o intrise di quella miseria, che rende ciascuno un omuncolo e non un uomo, che è in grado di affrontare le avversità sociali.
Mi riferisco anche ai discorsi, che si intavolano negli incontri, là dove si infangano le vite altrui con il chiacchiericcio malevolo dell’invidia e della gelosia. Le risposte di Giovanni il Battista, sono le risposte che Gesù dà a ciascuno di noi quando ci domandiamo che cosa dobbiamo fare per essere migliori di quello che siamo.
Egli ci indica la strada della carità e della misericordia, dell’accontentarci senza asservire la nostra vita a “idola” che nulla hanno a che fare con il Vangelo. Facciamoci ogni tanto questa domanda nel silenzio della nostra coscienza e cerchiamo una risposta tangibile, da attuare anche nel poco o con poco, ma che comunque smuova quell’acqua morta che è la nostra coscienza, così che possiamo rivitalizzarci con una potente corrente marina che ci spinga verso il prossimo bisognoso. Sicuramente navigare in quei marosi è più gratificante che sonnecchiare nella placidità di uno stagno ozioso.