La frase di questa domenica è: “Una vedova povera vi gettò due monetine”.
Anche oggi, forse più di ieri, gli echi di questo brano evangelico descrivono mirabilmente la situazione sociale di tantissime persone. Oggi siamo nell’epoca dell’apparire e allora ecco che il testo è più attuale che mai.
I social sono la vera peste che contamina ogni cosa. Tutto deve apparire sui social, soprattutto le proprie intimità, per un popolo di guardoni che ha smarrito il senso del valore della propria vita e di quelle altrui.
Viene mostrato al mondo ogni più piccolo particolare, vengono scavalcati tutti i tabù, i nuovi profeti, gli influencer, sono i ricchi che si mostrano, si danno in pasto alle masse. Gli affari cavalcano questa divulgazione selvaggia che non ha più nulla di umano. E stiamo aspettando l’era della cosiddetta intelligenza artificiale: per alcuni panacea, nuova età dell’oro; a mio avviso l’ultima tappa della libertà dell’uomo prima dell’apocalisse.
Pensiamo solo all’operazione di tagliare il filo al telefono. Sembrava un fatto di libertà, si sta trasformando in una rivoluzione tecnica che sta condizionando le nostre vite più del dovuto. È più facile dimenticare il proprio figlio sul seggiolino posteriore in macchina che il cellulare a casa. Chi lo dimenticasse passerebbe una giornata d’inferno, dove sembra che gli manchi l’aria.
Tornando al Vangelo, riprendiamo il discorso sul fatto che l’ostentazione di sé si contrappone al vero valore che si danno alle cose. La donna povera, quasi si vergogna di lasciar cadere le due monetine nel tesoro del tempio. Ma con esse lei lascia cadere la propria possibilità di vivere. Anche oggi si suonano le trombe quando qualche magnate fa una donazione magari milionaria a qualche organizzazione, ma non ci soffermiamo a pensare che ciò che lui dona è solo una piccolissima parte di ciò che ha sottratto dalle infinite paghe di chi ha lavorato e preso meno di ciò che gli spettava.
Un laico, non certo un frequentante il mondo religioso, Karl Marx ha illustrato benissimo quale è il meccanismo per cui chi più ha più riesce ad avere prelevando, anche poco, ma da una innumerevole massa di persone che si vedono pagate con un salario da fame. I poveri sono questi; essi ci sono perché costituiscono il sostegno dei ricchi.
Ora chi, tra quelli, ha ancora il senso umano di donare qualcosa a chi ha meno di loro, diventa il simbolo di quell’azione caritativa che costituisce il modello preferito da Gesù. Quante volte Egli ci invita a non attaccare il cuore alle cose materiali, perché là dove c’è il nostro cuore c’è anche la nostra anima.
Essere generosi nell’indigenza è una delle forme eroiche dell’amore. La povera donna, poi, è l’emblema dell’affidamento di sé alla provvidenza (e quindi a Dio) perché dando l’essenziale ci si mette nelle mani dell’Onnipotente che tutto vede e che a tutto provvede. Apriamo dunque una sana catena (questa sì, al contrario di quelle che circolano) di aiuto al prossimo affinché circoli veramente l’amore e non i denaro (come in uno spot sull’economia).