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L’Angolo del Monaco – Commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti

Nov 1, 2024 | L'angolo del Monaco

La frase di questa ricorrenza è: “Che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno”.

Questa frase è alquanto rassicurante, forse una delle poche che ci dà una sicurezza reale, se prestiamo fede alla traduzione linguistica del pensiero di Gesù. Infatti Egli è venuto su questa terra per salvare gli uomini, è questa l’indicazione migliore per essere sicuri che ciascuno di noi potrà raggiungere la meta.

Questo pensiero riporta la volontà di chi lo ha mandato e descrive una condizione conflittuale ma, allo stesso tempo, pacifica. Gesù, il mandato da Dio, conosce la volontà del Padre, per cui il suo compito è quello della salvezza di tutti coloro che vivono in questa valle dove, dolore e peccato, si spartiscono gli animi.

La delusione radicale degli uomini, la sfiducia nelle promesse, la difficoltà nell’accettare le sofferenze sia fisiche che morali, la crudeltà del vivere quotidiano, hanno creato una specie di “sapiens” che sono refrattari ad ogni annuncio di speranza, sono restii a credere, sono insensibili ad ogni sollecitudine che provenga da una speranza di una fede, ancora troppo giovane, per essere seguita.

La vita grama degli uomini si conclude con un episodio che ha la funzione di cancellare ogni traccia di quella vita: la morte. Oggi ci sono tante morti, sociali, che hanno un potere enorme nel cancellare esistenze. Però, in ultima battuta, è solo la morte corporale che ne mette il sigillo. Sì perché con la morte del corpo tutto ha una fine, anche là dove si pensa che il grande spirito possa continuare a vivere grazie alle sue opere.

Il ricordo è destinato prima ad affievolirsi e poi a scomparire del tutto. Appena tre generazioni dopo, ecco che già gli affetti e il nome del defunto vanno a finire nel dimenticatoio. È questa la dura legge umana che non risparmia nessuno. Il “sarai sempre nei nostri cuori”, il “non ti dimenticheremo mai”, sono solo alcune frasi di circostanza destinate ad essere contraddette non appena si giunge alla fine della stessa giornata del funerale. Ora, parlando al cuore di ciascuno di voi, invece so che non avete dimenticato neppure uno dei vostri affetti, ma quanti alla fine della vostra vita si ricorderà di coloro che voi avete ricordato per decenni?

Ebbene l’unica soluzione, seppure insensata (agli occhi di molti), è quella della preghiera per i nostri cari defunti. Una preghiera che deve essere continua, costante, quotidiana affinché le loro anime possano fare il “pieno” delle nostre preghiere, perché anche loro sanno, come noi che poi il ricordo sarà cancellato definitivamente.

Solo per chi crede, sa che. tali preghiere, possono essere di conforto per il tempo limitato alle nostre esistenze. Perciò in questa giornata, e ciò dovrebbe accadere (in tutte quelle della nostra vita), che il ricordo dei nostri defunti sia, prima di tutto, un ricordo per noi stessi, perché le nostre esistenze, accompagnate alle loro, possano essere ricordate là dove tutto si può e possano, quindi, essere foriere di quella pace eterna che acquieta i nostri furori e ci doni quella serenità a cui tendiamo.

Preghiamo per i nostri defunti, perché sono loro che pregano per se stessi in noi, in quanto noi siamo ciò che loro sono stati, ci hanno dato tutto quello che potevano. Pregare per loro è pregare perciò per noi, così che possiamo acquietare quello “spirto guerriero ch’entro mi rugge”, quel fuoco distruttore che consuma le nostre vite, che brucia il tempo sull’altare dell’effimero.

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