La frase di questa domenica è: moltiplicazione.
Anche il profeta Eliseo compie il miracolo della moltiplicazione dei pani, così come lo fa Gesù, ma c’è molta differenza.
Nel primo caso si tratta di una mera conta materiale, eccezionale e prodigiosa, ma pur sempre legata alla situazione contingente.
Nel caso invece dell’episodio narrato nel Vangelo, non ci si limita alla semplice soddisfazione di un bisogno fisiologico, cioè dare da mangiare a chi ha fame. Qui siamo in una situazione diversa, si esemplifica l’azione base del messaggio evangelico, cioè dare inizio a quel processo per cui ogni gesto ha una ricaduta maggiore che provoca, a sua volta, a cascata, sempre maggiori ricadute, cioè con una progressione geometrica.
Chi entra in questo meccanismo si attiva come costruttore di relazioni, che insegnano ad altri a costruire relazioni e così via, in modo tale che, nel giro di poco tempo, tutta una comunità si trovi coinvolta in questo cambiamento di rotta, in questa conversione.
Infatti, quando Gesù parlava e spiegava ai suoi discepoli, e agli ascoltatori, il suo messaggio, questi erano spinti a fare lo stesso con le persone che avrebbero incontrato e alle quali avrebbero trasmesso il messaggio rivoluzionario del Vangelo.
La diffusione della Chiesa avvenne proprio attraverso questa moltiplicazione del messaggio. Ora se ci guardiamo attorno, constatiamo una desolazione crescente, scopriamo che è proprio tale messaggio che non viene più “moltiplicato” o, per meglio dire, ci sono sempre meno persone interessate ad ascoltare tali parole e quindi, a loro volta, quando lo vogliono propagare si trovano a doverlo fare ad altrettante poche persone.
Questa lenta, ma inesorabile, diminuzione crea l’effetto moltiplicatorio negativo. Perciò, se vogliamo invertire la tendenza, dobbiamo porci in ascolto attento, convinto e partecipante. La comunicazione del messaggio deve riprendere le caratteristiche primigenie legate alla novità, alla consapevolezza che tali parole sono portatrici di una vera rivoluzione nella vita di ciascuno.
Gesù si mosse in lungo e in largo per la Palestina al fine di parlare con tutti, in ogni villaggio, in ogni paese, andando a sondare quali fossero i reali bisogni del popolo, quali domande accogliere e, di conseguenza, quali risposte dare. Alla fine si potranno raccogliere anche tanti avanzi che non devono essere buttati, perché le proposte che vengono dall’uomo, anche se al momento non rispondono appieno alle richieste, può darsi che in un giorno successivo tali risposte possano soddisfare bisogni che oggi non ci sono ancora o sono nascosti sotto la cenere.
Moltiplicazione vuol anche dire mettere insieme, così come il suo contrario, dividere, vuol dire separare. Ora nel primo caso siamo di fronte ad un processo eugenetico, nel secondo è diagentico.
Nella nostra società, laica e religiosa che sia, la dicotomia tra i due processi è così marcata che spesso la scelta cade non sul migliore, ma sul più conveniente ed immediato. È la filosofia del ‘tutto e subito’ che comanda le nostre vite, perché sotto sotto si pensa che la vita è una e che dobbiamo goderne appieno adesso e non domani.
Gesù dice la stesa cosa ma evidenziando come lo stare bene equivale allo stare insieme tutti, perché, come disse qualcuno, se ci si salva ci si salva insieme e non uno alla volta.