La frase di questa domenica è: “Non prendete per il viaggio né pane, né sacca, né denaro …”.
Bellissima questa frase e molto, molto pericolosa perché è il cuore della Chiesa, non di quella che consociamo come istituzione, ma della Chiesa dei cuori semplici, puri, ingenui.
È la Chiesa dei tempi poveri di una volta, è la Chiesa della gente che metteva la tovaglia della festa sulla tavola; puliva la casa per una settimana perché doveva venire il prete a benedire la casa; tutti erano presenti e oltre all’offerta gli si offriva un caffè e un dolce; è la chiesa di una busta di una donna, in cui mise 50.000 lire scrivendoci sopra: “è tutto quello che ho”.
È la Chiesa dove la gente si rimboccava le maniche e se c’era da fare qualcosa si faceva non guardando per chi la si faceva. È la chiesa delle bestemmie nel gioco delle carte e del bicchiere di vino, che poi venivano lasciati lì a mezzo perché passava la processione e c’era da alzarsi in piedi e scoprirsi il capo.
Ribadisco è la Chiesa povera dei poveri che erano ricchi di Chiesa.
Gesù raccomandò di non portare ‘né sacca e né denaro’ perché tutto verrà dato da coloro che avrebbero ospitato gli uomini che vivevano per Dio.
Antiche tradizioni lungo il Cammino di Santiago narravano di quanto fossero generosi gli abitanti dei paesi e di come ai pellegrini non mancasse nulla per tutta la lunghezza del Cammino.
Lo steso dicasi nelle culture dei nativi americani, come fossero sostenuti coloro che vivevano e operavano per il loro dio. Nella tradizione buddista, l’uomo religioso vive esclusivamente della generosità del popolo. Così anche la cultura tibetana aveva in grande considerazione la figura dei lama e dei loro chela.
Oggi purtroppo queste tradizioni sono praticamente scomparse perché tutto è stato monetizzato sia il materiale che lo spirituale. Oggi si paga tutto e diventa difficile mettersi sulle strade per conoscere il mondo; figuriamoci andare lungo quelle stesse portando il Cristo.
La denigrazione e l’ironia distruggono ogni buona intenzione. Tuttavia per chi vuole continuare a credere in Gesù deve fare una scelta di campo, dove il donare gratuitamente (sia esso: tempo, potenzialità, beni materiali) diventa una condotta , un tratto distintivo, una patente per guidare il veicolo della carità.
Scegliere Gesù non fa diventare ricchi di beni caduchi, di glorie effimere, ma rende ricchi di pace interiore, serenità, gioia di vivere, perché la vita non è appesantita da tutti quei problemi farraginosi che ne impediscono il volo.
Abitare la pace, vuol dire spogliarsi d’ogni egoismo, invidia, bramosia dell’avere, deporre ogni potere, per essere grandi nel servizio: umile servo inutile.