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L’Angolo del Monaco – DOM. XII del Tempo Ordinario

Giu 22, 2024 | L'angolo del Monaco

La frase di questa domenica è: “Non ti importa che siamo perduti? …Perché avete paura? Non avete ancora fede?”

Il rimprovero che i discepoli fanno a Gesù è uguale a tante nostre rimostranze che gli rivolgiamo ogni volta che le cose della nostra vita non sono come noi le vorremmo. Il rimprovero “Non t’importa” è una grave accusa che viene fatta da uomini che lo hanno visto aiutare chicchessia e loro, che sono i suoi amici, nell’ora del pericolo, non li aiuta? Allora per te non abbiamo importanza? Ciò che hai detto finora è tutta una falsità?

È chiaro che queste frasi sono un potente atto d’accusa a chi diceva che avrebbe dato la vita per loro. Quante di queste frasi sono anche nostre? E in più vi è il verbo ‘perdere’ al passato prossimo, quasi come una sentenza definitiva di morte, un epitaffio sulla lapide.

Lì sulla barca se la stavano vedendo proprio brutta e quell’uomo, per il quale avevano lasciato tutto, se la dormiva della grossa incurante del pericolo mortale che incombeva su di loro. Poi era a causa sua che avevano preso il largo, era per soddisfare un suo desiderio, che si trovavano in quella situazione.

I suoi amici sono costretti a svegliarlo per chiedergli aiuto. Cioè Lui li/ci costringe a chiedergli aiuto riconoscendo la loro/nostra debolezza e mettendo a nudo la loro/nostra paura. Con questa messa a nudo dimostrano di non essere ancora pronti per seguire Gesù lungo la strada che conduce al Calvario.

Fin qui la parte avuta dai discepoli. Nella seconda frase, invece, abbiamo la risposta che Gesù dà ai suoi (e a noi), il rimprovero che lui a sua volta rivolge a loro e l’insegnamento che ne sottende.

Dopo aver ordinato agli elementi di calmarsi, Egli comincia a parlare usando una delle frasi più famose e anche quella alla quale dobbiamo attaccarci per superare le tempeste che si scatenano nella nostra vita.

 Anche questa frase è divisa in due domande. La prima è una richiesta di spiegazioni sul fatto che avessero paura. Sì, c’era il pericolo reale di morire, ma se lui aveva detto loro che il primo a morire sarebbe stato lui, non dovevano avere paura, perché non sarebbero morti quella notte né tantomeno affogati.

La seconda domanda riguarda la fede che evidentemente non è ancora completamente posseduta da quegli uomini. Il rimprovero qui riguarda non tanto il presente quanto il futuro delle loro vite. Infatti è in quell’ “ancora” il rimprovero più potente, quello nel quale si maschera una delusione cocente, perché è come se avesse detto: “Ma dopo tutti gli esempi, le prove e le discussioni che vi ho dato, non avete ancora fede in me, non pensate che io sia il Figlio di Dio?”

Se guardiamo a tanti figli che non fanno assolutamente tesoro degli esempi dei loro genitori, capiamo la delusione che Gesù ebbe in quel momento. È come se gli fosse caduto il modo addosso. Egli, insegnando e portandosi dietro i propri amici, pensava che avessero raggiunto un grado di conoscenza della sua natura abbastanza certo e invece questo non è che l’inizio.

Infatti lo deludono nel Getsemani, perché non riescono a stare svegli; lo delude Pietro che lo tradisce; lo delude Tommaso che non crede nella sua resurrezione; lo deludono i due discepoli di Emmaus che non l’avevano riconosciuto.

Celebre e quindi lapidaria è la frase che dice: “Ma quando il Figlio dell’Uomo ritornerà sulla terra troverà ancora la fede?”.

Ecco, il compito per noi sta in quell’ “ancora”, sta nel renderlo presente e certo.

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