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L’Angolo del Monaco – DOM. XI del Tempo Ordinario

Giu 15, 2024 | L'angolo del Monaco

La frase di questa domenica è: “Senza parabole …” (ovvero la doppia pedagogia).

Bisogna stare molto attenti quando si parla di doppia pedagogia. Ci sono moltissimi esempi in letteratura in cui i maestri usavano la doppia pedagogia.

Tra i primi ricordiamo Pitagora che aveva diviso i suoi discepoli in due gruppi: uno ristretto al quale rivelava il suo insegnamento (esoterico) e uno più ampio in cui vi erano tutti coloro che arrivavano alla scuola e che avevano come insegnanti i discepoli diretti del maestro, ai quali veniva impartito l’insegnamento più semplificato (essoterico). C’era quindi un sapere per i soli iniziati, l’èlite, che conteneva tutti i principi e poi c’era una “volgata” che era alla portata di tutti. Il maestro si faceva vedere solo nel gruppo ristretto. Quando qualcuno del gruppo allargato chiedeva qualcosa ai discepoli prediletti, questi invariabilmente rispondevano con il famoso “ipse dixit” (lo ha detto lui) e con questo principio dogmatico chiudevano ogni discussione.

In Gesù, invece, abbiamo un’azione diversa, egli spiega ai Dodici tutto ciò che chiedevano di sapere, anche con esempi chiari, affinché potessero poi essere i suoi continuatori, trasmettitori fedeli del suo messaggio nella sua interezza.

La doppia pedagogia di Gesù è esclusivamente di carattere metodologico: esistono concetti che, per chi non è continuamente a contatto con il maestro e non vede quotidianamente le sue azioni, non può comprendere, nella sua giusta dimensione. Infatti Gesù parla alle folle attraverso parabole che prende dalla vita quotidiana, usando parole che essi stessi potessero comprendere e che usavano nel loro linguaggio.

Un tale metodo (la coscientizzazione) venne utilizzato da Paulo Freire per combattere l’analfabetismo delle popolazioni rurali del Brasile. Partire dalle parole conosciute, da concetti esperiti e quindi chiari e semplici favorisce la comprensione del messaggio.

L’esempio di oggi del seme di senape spiega bene i risultati di tale metodica. Gesù sapeva bene che insegnare, cioè lasciare un segno, non è facile, soprattutto se l’uditorio è variegato come le folle che lo seguivano.

Infatti noi oggi assistiamo a tanti falsi maestri che stanno distruggendo la scuola della vita. Insegnare è prima di tutto farsi carico dell’alunno, del suo mondo emozionale e valoriale, comprendere la sua antropologia culturale (se è straniero), riuscire a calibrare le parole per non entrare in conflitto con il suo mondo esperienziale, prestare attenzione ai suoi confini esistenziali, perché altrimenti se non chiediamo il permesso con le dovute maniere, egli (il discepolo), non ci permette di entrare nel suo territorio.

Per fare ciò il maestro deve essere (non apparire) umile, non porsi dall’alto della sua conoscenza, ma camminare con l’ignoranza dell’alunno per aprirgli via via le porte della conoscenza (Filippesi 2,6-11).

Ecco la mirabile azione pedagogica che Gesù ha compiuto ogni giorno della sua vita, impariamo da Lui ad essere docili ed umili di cuore, credibili e non solo credenti!!!

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