Il Priore don Franco Gazzera e la comunità monastica di Finalpia annunciano il ritorno alla Casa del Padre del loro confratello don Giuseppe Bettoni, monaco dalla vita esemplare per ben 71 anni. Ha servito nelle comunità in cui è stato come cuoco, usando il servizio ai fratelli come lode quotidiana a Dio. Nella sua umiltà ha incarnato il carisma monastico elevando continuamente lodi e preghiere per la salvezza e la redenzione della Chiesa. La sua disponibilità, attenzione e servizio ne hanno fatto un punto fermo per la nostra comunità che si è pregiata di ascoltare i suoi consigli come moniti per la vita perfetta. Affidiamo alla Madonna di Pia la sua anima affinché nell’abbracciarlo lo ascolti come nostro avvocato per le nostre esigenze.
Siamo qui a celebrare la S. Messa funebre per il nostro confratello don Giuseppe. Dovrebbe essere un momento di tristezza e di dolore. Sicuramente lo è.
«Eccomi»: questa parola, tanto breve quanto ricca di significato spirituale, attraversa l’intera Sacra Scrittura esprimendo il sì della piena disponibilità alla volontà di Dio, il sì che fa dell’uomo un cooperatore di Dio stesso nel compimento del disegno di salvezza, il sì della fede pura e fiduciosa. Al sì dell’obbedienza, l’«eccomi» aggiunge una nota particolare: quella della prontezza, quasi dell’impazienza. «Eccomi» è la parola che pronunzia chi vive con l’orecchio sempre teso ad ascoltare la Parola di Dio, la sua voce che lo chiama, e al primo sussurro è pronto, già corre, perché ama.
Il Signore si mette in relazione personale con ciascuno di noi; egli parla al nostro cuore e vuole trovarci ascoltatori attenti. Non solo; vuole che noi stessi diventiamo messaggeri della sua Parola, vuole che la viviamo mettendoci in comunione con i nostri fratelli e che la portiamo anche là dove non è ancora conosciuta o non è più ascoltata.
Eccomi di don Giuseppe… lasciatemi raccontare due fatti che invece contribuiscono a rendermi sereno per la sua vita futura. Nella comunità di Finalpia pochi lo hanno conosciuto, alcuni lo hanno veduto in chiesa durante la celebrazione della Messa Conventuale. Però è certo che lui conoscesse ciascuno, in lui tutti erano presenti. Sì, perché don Giuseppe era un monaco che pregava tanto, che ha vissuto il suo carisma monastico attraverso la preghiera per il prossimo per ben 71 anni.
Era presente alla recita del rosario in Chiesa prima della Messa, recitava il rosario e le altre orazioni nella sua cella, era l’uomo della preghiera che si è dedicato, soprattutto negli anni che l’ho conosciuto, a fare ciò che riusciva ancora a fare bene: pregare, elevare a Dio quelle lodi non tanto per se, ma per la chiesa intera.
Un altro aspetto è legato al suo lavoro monastico come cuoco, e anche con il lavoro ha dato gloria al suo essersi dedicato al prossimo. La discrezione, l’umiltà, la preghiera, l’attenzione a ciò che lo circondava, gli permetteva di leggere lucidamente le situazioni, e queste sue caratteristiche, pur nella sua vecchiaia, ne hanno fatto un punto fermo di questa comunità.
Ora nella Gloria dei Santi, perché sono certo che egli sia già in mezzo a loro, sta cantando quelle lodi che qui ha cantato per tutta la sua vita e che le ha offerte per la redenzione di coloro che lo circondavano.
Come tutti i monaci anziani, che hanno vissuto l’antica vita monastica, egli amava la semplicità, l’essenzialità e soprattutto non si separava mai dal suo rosario che recitava in continuazione.
Perciò rendiamo grazie a Dio per averci dato un fratello così ricco e speciale, nella speranza che, ora, egli da quel cielo, che tanto ha bramato, possa gettare uno sguardo su di noi e sulle nostre esigenze e possa aiutarci a proseguire il cammino che lui ci ha indicato, avendo però un angelo in più al nostro fianco.
Preghiamo infine la nostra Madonna di Pia che lo accolga con il suo abbraccio materno e gli possa dare quel premio che la sua fede gli ha meritato.